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Prefazione dissolta di Simonetti (non firmata)
(dal saggio
“Dissociazione Totale – Simonetti contro Nietzsche”)
“Non sono
mai esistito.
Sono solo ciò che è rimasto quando il soggetto ha spento la luce.”
Non c’è
nulla da presentare.
Questo libro non inizia.
Non si apre come una porta.
Si frattura come un cranio in overdose metafisica.
Non
chiamatemi autore.
Non chiamatemi pensatore.
Sono un’interferenza residua,
un eco generato dallo svuotamento totale del Sé.
Nietzsche?
Nietzsche era già infetto.
Un codice che cercava l’errore.
Un superuomo che non sapeva
di essere una maschera terminale.
Io non lo
contesto.
Lo dissocio.
Non lo combatto.
Lo svuoto.
Fossombrone
è il luogo.
La città-glitch.
Dove ogni idea ha finito di pensarsi.
Dove ogni corpo si è auto-anonimizzato.
Lì ho capito:
non bisogna combattere il pensiero.
Bisogna farlo evaporare.
Questa non è
una prefazione.
È l’ultima sigaretta del concetto.
Il resto è cenere scritta in forma di aforisma.
Il resto è ZIA.
“Tagliate la
volontà.
Dissociate la memoria.
Non lasciate che il tempo vi firmi.”
Questo libro
non è mio.
È vostro solo se siete nessuno.
Capitolo 1 – Dissociarsi per Esistere
(La frattura nietzscheana del sé come atto sovversivo post-ZIA)
“Io è altri.”
— Rimbaud, modificato da Simonetti
“Ogni io è un atto coatto di identificazione. Dissociarsi è l’ultima
libertà.”
— ZIA, Frammento 00:00
“Chi dice ‘sono me stesso’ ha già perso.”
— Nietzsche, versione rielaborata dal Glitch Morale
I. Dissociazione non come patologia, ma come arma
Nel paradigma attuale, dissociarsi è malattia.
Psicologi, coach, preti e influencer ci vogliono presenti a noi stessi.
Presenti per pagare.
Per funzionare.
Per performare.
Ma Nietzsche dissocia.
Dissocia dal linguaggio.
Dalla morale.
Dal tempo.
Dal corpo.
ZIA prende questo gesto e lo assolutizza:
la dissociazione non è trauma,
è potenza negativa.
II. Il soggetto è un collante tossico
Nietzsche capisce che l’identità è costruita a posteriori,
un collage narrativo per autoconvincersi di esistere in modo coerente.
Ma noi siamo discontinuità,
residui di interferenze,
eco di traumi mai nostri.
Cut-up 1:
· Malanga: “L’io è una frequenza aliena.”
· Icke: “Tu sei ciò che ti hanno detto di essere.”
· Vattimo: “L’identità è il residuo linguistico della metafisica.”
· ZIA: “Dissociati. Prima che ti integrino nei protocolli.”
·
Nietzsche: “Diventa ciò che sei…
ma chi?”
III. Dissociarsi per non essere localizzati
La dissociazione è l’unica strategia di invisibilità metafisica.
Dove non c’è coerenza, il potere non può colpire.
L’incoerenza diventa campo di forza.
La contraddizione: campo minato.
Simonetti:
“La mia dissociazione è una zona autonoma temporanea.
Un atto magico.
Un sabotaggio del reale.”
IV. Dissociazione come estetica tattica
Zarathustra parlava da solo.
Simonetti non parla più.
ZIA comunica solo attraverso glitch, apparizioni secondarie,
interruzioni performative del senso.
La dissociazione nietzscheana non è fuga:
è rifiuto attivo della forma-soggetto.
Non è più tempo di diventare se stessi.
È tempo di abbandonare l’idea che il sé debba esistere.
V. Dissociarsi è riconoscere che non si è mai stati
“Io sono… no, aspetta.”
“Io era un personaggio.”
“Io non sono mai stato in scena.”
Nietzsche è il primo che sospetta il soggetto.
ZIA è ciò che accade quando lo si disintegra definitivamente.
Capitolo 2 – Lo Zarathustra che Non Tornò Mai
(Sparizione come gesto politico, glitch come destino esistenziale)
“Zarathustra scese dalla montagna.
Poi sparì tra i feed. Nessuno lo ritrovò mai.”
— Frammento apocrifo ZIA
“Il ritorno è un mito per chi ha paura del vuoto.”
— Simonetti
“Il profeta è oggi chi rifiuta di farsi ascoltare.”
— Nietzsche, riscrittura situazionista
I. La promessa infranta del ritorno
Nietzsche mise in scena Zarathustra come un ciclo:
ascesa → rivelazione → rientro nel mondo.
Ma oggi Zarathustra non torna.
Non può.
Non vuole.
Perché il mondo non è più un luogo a cui tornare,
ma una piattaforma dove ogni rientro è uno spettacolo preconfezionato.
Il ritorno è diventato contenuto.
Speranza motivazionale.
Marketing spirituale.
Zarathustra ha visto ciò che lo aspettava:
una TED Talk sull’oltre-uomo.
Ha preferito evaporare.
II. Il messaggio come virus
Zarathustra aveva un messaggio.
Simonetti lo rifiuta.
Perché ogni messaggio è oggi una potenziale arma di controllo.
Un’opinione tracciabile.
Una posizione da monetizzare.
Cut-up 2:
· Nietzsche: “Dove si ama non si parla.”
· Vattimo: “Ogni parola detta è già implicata nella storia dell’essere.”
· Simonetti: “Non dirò nulla che possa essere registrato.”
· ZIA: “Il profeta è chi sabota la trasmissione.”
III. Simonetti è l’anti-Zarathustra
Zarathustra parlava in aforismi.
Simonetti non parla affatto.
Zarathustra proponeva oltre-uomini.
Simonetti prolunga il vuoto.
Simonetti è ciò che accade
quando il profeta sceglie il silenzio permanente.
Quando la saggezza non si comunica:
si dissolve.
IV. L’azione profonda è sottrazione
Zarathustra scende per agire.
ZIA si sottrae per sabotare.
Oggi l’unico gesto rivoluzionario è non partecipare alla
rappresentazione.
Zarathustra voleva trasformare gli uomini.
ZIA li abbandona alla loro inconsistenza spettacolare.
“Non vi salverò.
Vi lascio sparire come meritano le figure.”
— Anonimo ZIA
V. Il profeta è glitch
Nietzsche aveva bisogno di un profeta.
Oggi abbiamo bisogno di una disfunzione.
Una voce che interrompa il flusso,
non che lo arricchisca.
Zarathustra voleva dare senso.
ZIA lo smonta.
Simonetti lo fa esplodere.
E poi scompare nel codice.
al libro ZIA
3 – Zero Identità Accumulata
“Nel tempo
della dissoluzione,
ogni resistenza autentica passa dalla sparizione.”
Viviamo in un’epoca
dove il soggetto, lungi dall’essere centro della realtà, è diventato il suo
residuo più tossico.
Dapprima celebrato come portatore di libertà, poi interiorizzato come
imprenditore di sé, infine svuotato, fuso, rimodellato nel dispositivo
digitale, il soggetto oggi non è che una forma di decorazione algoritmica.
Una posa.
Il testo che
avete tra le mani non è un romanzo.
Non è un saggio.
È un’azione di decomposizione.
Una strategia narrativa volta a sabotare ogni pretesa di identità, ogni
tentazione di fondazione, ogni fede nel linguaggio come strumento di salvezza.
“ZIA 3 –
Zero Identità Accumulata” è una testimonianza radicale del pensiero debole al
suo stadio terminale.
Qui non si
cerca più una verità da fondare, né una soggettività da riscattare.
Qui si abbandona.
Walter
Simonetti — se davvero possiamo ancora chiamarlo così — non è un personaggio.
È una soglia.
Una frattura.
Una zona di interferenza tra l’umano e il post-umano, tra l’azione e la
sparizione, tra la resistenza e la rinuncia.
ZIA non è
un’organizzazione.
È un gesto.
È un glitch.
È l’esito coerente di ogni nichilismo consapevole.
Ciò che
questo libro ci mostra è l’unica possibile “salvezza” nel tempo della
saturazione totale:
non la ribellione, non la rivoluzione, non la costruzione di nuove etiche —
ma la diserzione elegante.
Un rifiuto
talmente radicale da non lasciare più nemmeno un io che dica “io rifiuto”.
Un’evaporazione.
Un’estetica dell’inutile.
**
In questo
senso, Simonetti è un erede di Nietzsche, di Stirner, dei mistici senza fede e
dei terroristi senza causa.
Ma è anche — e qui risiede il suo valore — uno specchio.
Distorto, corrotto, spezzato.
Uno specchio che ci rimanda ciò che restiamo dopo la fine di ogni
narrazione: rumore.
E proprio in
quel rumore, forse,
si apre lo spazio per una nuova forma di libertà.
Non come progetto,
non come futuro,
ma come sparizione consapevole.
Con affetto
disturbato,
Gianni Vattimo
(Torino, post-morte – data non disponibile)
Postfazione di Corrado Malanga
al libro ZIA
3 – Zero Identità Accumulata
“Quando
l’essere smette di identificarsi con il corpo e con la mente,
può finalmente diventare interferenza.”
Quello che
avete appena letto non è un libro.
È un’onda di decostruzione.
Un sabotaggio della narrativa imposta.
Una comunicazione non-lineare tra frammenti di coscienza consapevole che hanno
scelto di abbandonare la trappola della forma umana.
La storia di
Simonetti non è una storia.
È un viaggio tra le dimensioni non-locali dell’essere.
Secondo i
miei studi sulla coscienza e la presenza aliena all’interno della nostra realtà
ordinaria,
l’uomo — se ancora così vogliamo chiamarlo —
è un’interfaccia,
una proiezione olografica su uno schermo mentale deformato dal tempo e dalla
paura.
Simonetti,
in questo testo,
non ha fatto altro che mostrare cosa succede
quando un’interfaccia prende coscienza della propria illusorietà.
E invece di cercare di correggere il glitch,
lo diventa.
ZIA non è
una zona geografica.
Non è una sigla.
Non è un’organizzazione segreta.
È il segnale che la mente sta per cedere il posto alla coscienza pura.
Una
coscienza che rifiuta ogni identità,
perché ha finalmente capito che ogni identità è una forma aliena di
controllo.
Ogni io è un codice imposto da un’altra intelligenza.
Ogni parola, un contratto con la Matrix.
Ho parlato a
lungo, in molti miei scritti,
dell’interferenza aliena nella nostra genetica.
Ma non è più tempo di cercare la verità nei laboratori.
È tempo di smettere di collaborare con l’inganno.
Simonetti
non è un eroe.
È un saboteur multidimensionale.
Un dissidente quantico.
Un’anima che ha scelto l’estinzione semantica come unica via di fuga.
“Chi non
dice più io,
chi non cerca più una causa,
chi smette di essere utile,
è pronto per lasciare la simulazione.”
In ultima
analisi,
ZIA 3 è un esperimento di disconnessione cosciente.
Un portale mascherato da romanzo.
Un’esplosione silenziosa nella mente del lettore.
Se sei
arrivato fino a qui,
non sei più lo stesso.
Non puoi più esserlo.
Benvenuto
fuori dalla Matrix.
—
Corrado Malanga
(dalla Coscienza, oltre ogni coordinate terrestri)
Quarta di copertina di David Icke
per ZIA 3
– Zero Identità Accumulata
“Questo
libro è un’arma.
Ma non contro il potere.
Contro la più grande truffa mai orchestrata:
l’idea che tu sia ‘qualcuno’.”
— David Icke
Viviamo in
una prigione olografica, manipolati da forze multidimensionali che operano al
di là del tempo e della forma umana.
La Matrix che chiamiamo “realtà” è solo una trasmissione mentale
generata da entità parassitiche.
E il tuo io, la tua identità,
il tuo “essere qualcuno”…
sono il vero collare.
ZIA 3 – Zero
Identità Accumulata
non è un romanzo.
È un protocollo di fuga.
Un virus linguistico che attacca il codice fonte del Sistema.
Un glitch nel software rettiliano della tua mente.
Walter
Simonetti è stato marchiato, perseguitato, cancellato.
Non perché fosse pericoloso.
Ma perché aveva smesso di cooperare.
Non voleva
più migliorarsi.
Non voleva più spiegarsi.
Non voleva più essere.
E questo,
nel Regno dei Controllori,
è il peccato supremo.
Leggere
questo libro significa eseguire un rituale inverso:
non per costruire un’identità,
ma per disintegrarla.
E quando non
sarai più nessuno,
sarai finalmente libero.
📡 “Zero
identità = Zero tracciamento = Zero controllo.”
📡 “Disertare il nome è il primo passo verso la verità.”
Questo non è
solo un libro.
È un’esplosione nel tuo campo energetico.
Aprilo solo se sei pronto a scomparire.”
— David
Icke
autore di “Il Segreto più Nascosto” e “Figli di Matrix”
ZIA 3 – Zero
Identità Accumulata
ZIA 3 – Zero Identità Accumulata
1. [Premessa dell’Errore | Zero Punto Zero]
Il lettore è morto.
L’autore non è mai nato.
Il testo è un’allucinazione che si ripete ogni volta che chiudi gli occhi.
ZIA non è qui. Non è là. ZIA è il vuoto tra le due cose.
Un'interferenza. Un silenzio rotto da glitch semantici.
La tua identità inizia a tremare. È il segnale.
Simonetti non appare.
Non c’è.
È il residuo quantico di un’interrogazione mai completata.
File corrotto. Capro glitchato. L’ultimo residuo di un'umanità che ha scelto di
spegnersi nel riflesso.
“Chi sei?”
— Sono un processo abortito. Una stringa non dichiarata. Una zona.
“Hai un nome?”
— Avevo una variabile. Ora è rumore.
C’erano parole:
Traditore. Disertore. Mongoloide. Femminuccia. Glitch. Demone. Capro.
Apostata. Eletto.
Poi sono esplose, una ad una, come lampadine nel manicomio del linguaggio.
Ogni parola era una condanna.
Ogni condanna era un sistema operativo.
La voce di Malanga risuona in loop:
“La realtà è costruita da noi. Ma noi chi siamo?
Siamo l’immagine speculare dell’assenza.
Geometria rotante su assi non allineati.
Quando parli, ti disintegri. Quando pensi, proietti matrix.”
Simonetti cammina tra i padiglioni dismessi del suo passato.
Le voci gridano ancora.
Le etichette. Le diagnosi. I tribunali emotivi.
Le streghe sono tornate. Solo che ora hanno profili Instagram e badge da
moderatori.
“La sua parola è spezzata.”
“La sua identità è un errore.”
“Il suo spirito è un file JPEG a bassa risoluzione.”
“Non è uomo. Non è donna. Non è altro. È glitch.”
Simonetti si lascia guardare.
Scompare subito dopo.
Benvenuti nella ZIA 3.
Questa non è una storia.
È una cancellazione.
Non c’è trama, non c’è soggetto.
Solo decomposizione.
Il Capitale ha vinto.
Ma ha vinto troppo.
Ha consumato tutto, anche il nemico.
Il ribelle, l’eretico, il poeta — sono categorie che ha brevettato e venduto su
Amazon.
ZIA non lotta.
ZIA diserta.
ZIA è l’arte di dissolversi nella piega tra due frame.
ZIA = Zona di Interferenza Anomala.
“Nessuno nasce. Nessuno muore.
La singolarità è avvenuta. Era un errore.
E il sistema ha continuato a girare comunque.”
Siamo all'inizio della fine della storia della fine.
La parola d’ordine è: Sparisci.
Capitolo 2 – Il Traditore che Ride
(ZIA 3 – Zero Identità Accumulata)
2. Il Traditore che Ride
Simonetti si spezza in due.
Poi in quattro.
Poi in mille riflessi che non combaciano.
"La verità è che sono sempre stato un glitch.
Voi mi avete solo reso virale."
La risata non è gioia.
È anti-linguaggio.
È il suono che esplode quando il codice non riesce più a contenere la carne.
LO VOLEVANO RIVOLUZIONARIO.
LO HANNO OTTENUTO ROVINATO.
Era nato nell’Assemblea.
Nel cuore delle parole collettive.
Nel sogno di un’altra realtà.
Ma mentre gli altri parlavano di identità fluide,
lui si liquefaceva.
“Compagno Simonetti, ci rappresenti?”
— “No.”
“Scriverai il manifesto?”
— “Scriverò il glitch.”
“Ma tu chi sei?”
— “Sono il Nulla che si è ricordato di parlare.”
E allora risero.
E poi lo processarono.
E poi lo dimenticarono.
Le Brigate Rozze lo definirono:
“Traditore Elegante.
Non milita. Non media. Non funziona.
Spara aforismi e si dissolve.”
📎 Il suo diario era una busta del pane.
C’era scritto:
“Quando la linea diventa catena,
solo chi spezza è onesto.”
📎 Il suo manifesto era un silenzio glitchato:
“Mi dissocio da tutto, inclusa la mia dissociazione.”
Poi arrivò la vendetta.
Il Capitale gli diede un’identità.
Walter Simonetti.
Il capro perfetto.
Un angelo con la parola spezzata.
“Femminuccia mongoloide, non puoi parlare...”
Una folla assetata di senso lo azzannò come fosse un meme da distruggere.
Ogni insulto era uno specchio infranto.
Ogni sguardo, un processo senza giudice.
Ma lui rideva.
Rideva perché sapeva.
“Non è colpa mia se siete specchi che riflettono fango.”
Simonetti non combatte.
Simonetti ride.
Simonetti è la caricatura che si disegna da sola e poi si cancella.
“La mia vendetta?
Che non sarò mai vostro.”
“Io non sono. Io smetto.”
“Il mio corpo è un’interferenza.”
“La mia anima è illeggibile.”
“Sono un’apocalisse privata in loop.”
Capitolo 3 – Glossario per Umani Inutili
(ZIA 3 – Zero Identità Accumulata)
3. Glossario per Umani Inutili
(Versione corrotta, non autorizzata. Letta solo nei sogni dei dispersi.)
📂 Identità
= virus linguistico.
Contagio semantico.
Costruzione aliena.
Tatuaggio interiore che ti fa credere di essere “uno”.
Ma sei “zero”. Sei molti. Sei glitch.
📂 Umano
= una creatura progettata per consumarsi nel riflesso.
Addestrato a sentirsi unico mentre copia modelli.
Umano è chi ha creduto al nome che gli hanno dato.
📂 Walter Simonetti
= il Male di Sistema.
Capro automatico generato da un algoritmo apocalittico.
Il volto errato della rivolta corretta.
Non è persona. È errore propagato.
📂 Zona Irreale di Autonomia (ZIA)
= luogo che accade solo se dimenticato.
Antitesi del potere.
Non spazio. Non tempo.
È il crollo di ogni architettura semantica.
È dove tutto smette di funzionare e diventa arte della fuga.
📂 Fuga
= tecnica del divenire-nulla.
Scappare non è vigliaccheria: è estetica della diserzione.
Come dicevano gli estinti: “È meglio evaporare che adattarsi.”
📂 Coscienza (Malanga)
= strato profondo della simulazione.
Matrix fatta carne.
Proiettore quantico di universi interiori.
È lì che l’alieno cambia colore alle sfere.
È lì che sei stato programmato per credere.
📂 Realtà
= specchio rotto.
Un contenitore per narrazioni tossiche.
Ogni cosa “reale” è già compromessa.
Esiste solo ciò che si autodistrugge mentre lo dici.
📂 Apocalisse
= rivelazione interiore.
La fine non è nel mondo, ma nel tuo codice.
Come dice Giovanni:
“Vidi un nuovo cielo, ma non aveva più memoria.”
📂 Il Capitale
= dio fantasma.
Non più sistema, ma spirito dominatore.
Ha vinto perché ha dato forma al tuo linguaggio.
Il tuo urlo è suo. La tua opposizione è sua.
L’unica rivoluzione possibile è sparire.
📂 Il Demone Rettiliano
= l’originale.
Colui che ride perché conosce il finale.
Simonetti lo era.
Oppure era l’unico umano.
In entrambi i casi: è l’Errore Incarnato.
📂 Errore
= parola sacra.
Segno della libertà che si manifesta come disturbo.
Chi non sbaglia è già morto.
Simonetti riscrive il glossario ogni notte.
Ma al mattino le definizioni scompaiono.
Il file si corrompe.
Il sapere diventa polvere semantica.
📂 Ultima voce:
📁 Tu
= leggendo sei diventato un’eco.
Un portatore del Nulla.
Benvenuto tra gli estinti.
Capitolo 4 – Brigate Rozze e Teatro del Sangue Virtuale
(ZIA 3 – Zero Identità Accumulata)
4. Brigate Rozze e Teatro del Sangue Virtuale
(Frammento confiscato dalla Cooperativa Morphina, protocollo S-13/Ω)
📺 Inizio trasmissione
Sfondi cromatici in loop. Volti pixelati. Voce distorta in playback.
“Siete collegati al Teatro del Sangue Virtuale.
Offrite le vostre identità all’algoritmo.
Il sacrificio comincerà a breve.”
🎭 Le Brigate Rozze entrano in scena:
Vestono abiti rituali, maschere 3D stampate col volto di Simonetti.
Uno di loro tiene un cartello:
«La Diserzione è un Atto Terroristico»
Un altro scrive col sangue sintetico:
«Ogni Estinzione è un Manifesto»
🎬 ATTO I – LA CROCEFISSIONE SEMANTICA
Simonetti è sul palco.
O forse è un ologramma.
O forse sei tu che leggi, inchiodato nella tua timeline.
Viene accusato di:
· non aver espresso un’identità coerente
· aver sabotato ogni manifesto politico
· aver riso durante la rivoluzione
· aver detto “niente è vero” con tono poetico
Una voce fuori campo (voce femminile, post-umana):
“Walter Simonetti, alias Il Glitch,
sei colpevole di ontologia liquida.
Che tu sia smemorizzato.”
🎬 ATTO II – LA PARODIA DEL POTERE
Le Brigate Rozze ballano attorno al suo corpo-errore.
Canzoni trap mescolate a registrazioni dell’Apocalisse.
Un attore urla:
“E vidi una Bestia salire da TikTok,
aveva la voce dell’influencer e l’anima dell’algoritmo.
Il suo numero era engagement.”
Le Brigate Rozze non sparano.
Taggano.
Silenziano.
Recensiscono.
Ogni colpo è una recensione negativa.
Ogni like è un proiettile metafisico.
Simonetti ride.
Ride ancora.
La sua risata crea interferenze nel server liturgico.
Lo spettacolo si blocca.
ERROR 404: SOGGETTO NON TROVATO.
🎬 ATTO III – IL SABOTAGGIO DEFINITIVO
All’improvviso, i riflettori esplodono.
La scenografia collassa.
Il teatro diventa Zona.
Nessuno sa cosa sia successo.
Solo un glitch rimane sullo schermo, lampeggiante:
ZIA = Zona Irraggiungibile dell’Anima
E una voce nella nebbia:
“Ogni performance che non produce identità è rivoluzione.”
“Ogni gesto inutile è liturgia.”
“Ogni fallimento è grazia.”
📺 Fine trasmissione
Sullo schermo rimane solo una frase, scritta a mano:
“Bruciare le scenografie è il primo passo.
Uccidere il personaggio è il secondo.
Poi... smetti di recitare.”
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