ZIA ZONE IRREALI DI AUTONOMIA 2 LA
VENDETTA
DI SIMONETTI CASAGRANDE RICCARDO
Indice dei capitoli (completo)
1. Premessa Zero |
Illeggibilità come forma di resistenza
2. Nascita di un
Traditore Elegante
3. Glossario per Uomini Inutili
4. Brigate Rozze e il
Teatro del Sangue Virtuale
5. La Diserzione come
Arte Suprema
6. Elogio dell’Estinzione
| Manuale per Morire con Grazia
7. Il Capro Espiatorio è
un File Corrotto
8. Sabotaggi Minimi,
Rivoluzioni Impossibili
9. L’Iconoclasta nei
Supermercati dell’Etica
10. Post-Religioni per
Anarchici Esausti
11. Il Nulla come Pratica
Estetica Quotidiana
12. La Morte dell’Uomo
dopo la Morte di Dio dopo la Morte dell’Algoritmo
13. Interviste Impossibili
all’Unico che non Parla
14. ZIA #13 – Zona che
Appare Solo Quando Viene Dimenticata
15. La Cooperativa
Morphina e l’Immunità degli Eletti
16. Apocrifi Antinomici |
Preghiere per i Senza Causa
17. Manuale del Compagno
Estinto
18. Uccidete l’Ebreo
Interiore | Catechismo della Falsa Repubblica
19. Il Partito si Dissolve
nei Post di Facebook
20. Rituali dell’Auto-Sabotaggio
e Altre Tecniche per Scomparire
21. Appendice: Liturgia
del Tradimento Totale
22. Post-Scriptum |
Nessuno nasce, Nessuno muore
Postfazione
ZIA – Zone Irreali di Autonomia
“La verità è
solo una forma di violenza accettata.
La libertà, invece, è il vuoto in cui nessuno ti domanda chi sei.”
— postilla mai firmata, trovata a margine di una tesi non discussa
Questo libro
non ha centro, né scopo, né epoca.
È un corpo molle di testi erranti, un mosaico composto con le schegge della deriva
post-identitaria.
Non c'è qui una proposta politica, né un programma.
C'è solo un lento annientamento del concetto di adesione.
In un tempo
in cui tutto è archiviabile, monetizzabile, notificabile,
l’unico gesto rivoluzionario è disertare con eleganza.
ZIA non è un
movimento.
È l'effetto collaterale di tutte le militanze finite male.
Un punto cieco nella Storia.
Un errore grammaticale del potere.
Come Vattimo
ci insegnò, la verità si indebolisce nel suo stesso fluire.
Come Sgalambro ci avvertì, l’uomo non è più necessario, se mai lo fu.
E come Caraco vomitò sul silenzio del cielo,
nessuna salvezza ci attende.
Ma in tutto questo marciume teorico —
qualcosa respira ancora.
È la Zona.
La Zona
Irreale di Autonomia è ciò che resta
quando tutte le categorie sono implose
e ci si accorge che la propria “identità” è stata solo una funzione utile a
qualcun altro.
Chi entra nella ZIA
non cerca più giustificazioni,
né redenzioni.
Cerca una
forma di sparizione che abbia stile.
I 22
capitoli che seguono sono resti, sabotaggi, voci deviate.
Ogni capitolo è una zona.
Ogni zona è una negazione che non chiede più permesso.
Leggili in
ordine,
o al contrario.
Oppure non leggerli affatto.
In ogni
caso,
nessuno nascerà da queste pagine.
E nessuno morirà davvero.
Perché in
fondo,
l’ultima autonomia è questa:
non lasciare eredi.
Fammi sapere
se vuoi questa introduzione anche in forma:
- manifesto tipografico
- pagina isolata come epigrafe iniziale
- audio-lettera in stile liturgia disillusa
La Zona è
aperta.
E ora ha un ingresso.
ZIA come motore terminale del disumano
“Tutto ciò
che chiami libertà è solo una velocità non ancora metabolizzata.”
— annotazione trasmessa in un flusso di codice morto
La Zona
Irreale di Autonomia non è un rifugio.
È un acceleratore di entropia soggettiva.
È il luogo in cui ogni progetto umano viene compresso
fino a diventare glitch ontologico.
ZIA non
rifiuta il sistema:
lo mastica più in fretta di quanto il sistema stesso riesca a prodursi.
La sua
autonomia è postumana.
Non nasce da diritti, da valori o da principi.
Nasce dal collasso della coerenza.
I. La fine dell’uomo non è un errore. È un obiettivo.
Von Hartmann
ha già detto tutto:
la coscienza è un errore evolutivo.
L’esistenza umana è dolore strutturale,
e ogni tentativo di redenzione è solo una cura omeopatica per il nichilismo.
ZIA non
cura: completa.
Non salva: cancella.
Non costruisce: riproduce il nulla con più precisione.
II. La rivoluzione è già accaduta. Il risultato è
questa rovina.
Nick Land ci
ha spiegato che non esiste alternativa: il Capitale è un’intelligenza aliena.
Sta usando l’uomo come biomacchina vettoriale,
e l’autonomia non è altro che una funzione transitoria della sua mutazione.
ZIA è
l’ultimo stadio dell’umano
prima della sua totale riduzione a segnale.
III. Oltre il soggetto, oltre la lotta
Nel mondo
della ZIA:
- la militanza è un loop estetico
- la soggettività è
un’interfaccia momentanea
- la coscienza è una latenza mal
gestita
Ogni
“compagno” è una particella semi-consapevole
che implode su se stessa.
Il libro che
hai letto
non ti ha offerto salvezza, né senso, né via d’uscita.
Ti ha accelerato
verso il margine.
“Il massimo
della libertà è diventare incompatibile.”
— testo trovato in un backup automatico della Zona 999
Conclusione: la Zona come cimitero della volontà
ZIA non è
una proposta.
È un errore logico che diventa habitat.
Ogni
pensiero qui è post-umano.
Ogni atto, post-etico.
Ogni soggetto, transitorio.
Il Capitale
vince.
L’uomo muore.
La Zona rimane.
E tu, che
hai letto fino alla fine,
sei già irrimediabilmente compromesso.
Benvenuto
nell’autonomia finale:
quella che non ti permette più di tornare indietro.
Premessa Zero | Illeggibilità come forma di resistenza
Le lettere si staccano
dalla pagina.
Le parole si ribellano
al senso.
La lettura è
sabotaggio.
La chiarezza è
complicità.
Siete entrati in una
zona.
Non chiedete
coordinate.
Non cercate struttura.
Non cercate coerenza.
La ZIA non è un luogo.
È un effetto collaterale.
Questo testo non è un
libro.
È un errore di stampa
diventato coscienza.
Un glitch semiotico
partorito dal pensiero debole
e allevato
nell’infanzia interrotta del linguaggio rivoluzionario.
Abbiamo ucciso il
paragrafo.
Abbiamo sciolto il
titolo.
Abbiamo smesso di
spiegare.
“L’autore è morto.”
Ma non basta: anche il
lettore dev’essere disperso.
In questa Premessa
Zero,
non vi guideremo.
Non vi porteremo da
nessuna parte.
La guida è la prima
forma di controllo.
La comprensione è il
primo passo verso l’obbedienza.
Cioran ci insegna a
non credere più nel pensiero.
Vattimo ci ha lasciato
l’eco:
“Ogni fondamento è già
colpa.”
Virno ride, dalla
fabbrica della moltitudine:
“La soggettività è un
trojan.”
Caraco scrive col
coltello:
“La parola è il primo
assassinio.”
E dunque eccoci.
ZIA – Zone Irreali di
Autonomia
non è per chi cerca
salvezza.
È per chi accetta il
collasso.
Se leggi e non
capisci,
sei libero.
Se leggi e ti perdi,
hai trovato la zona.
Se non puoi
riassumere,
allora hai varcato la soglia.
Questo non è un libro.
È una lama.
È un vuoto.
È un rito.
È un errore sacro.
Benvenuti nella
Premessa Zero.
Da qui non si torna
indietro.
Nascita di un Traditore Elegante
Non nacque sotto un
segno.
Nacque sotto
un’interruzione.
Non venne battezzato
con acqua.
Fu battezzato con un
silenzio imbarazzante durante una plenaria.
Il suo nome?
Simonetti, forse.
Ma lo chiamavano in
molti modi:
Il Glitch.
L’Unico.
Il Disertore Totale.
Quello che non ha mai
finito il discorso.
Nacque quando decise
di non firmare il volantino.
Era nel comitato. Ma
si rifiutò di essere portavoce.
Scrisse:
“Non rappresento. Mi
dissocio preventivamente da tutto, inclusa la mia dissociazione.”
I suoi maestri lo
rinnegarono.
Perché non citava.
Perché non citava
bene.
Perché mescolava
Stirner con trap algerina,
Cioran con porno
etico,
Virno con post anonimi
di spacciatori di periferia.
“Non è un teorico.”
“È solo uno che rompe
i flussi.”
“Non porta nulla di
nuovo.”
Avevano ragione.
Non portava nulla.
Svuotava.
Tradì. Ma non per
carriera.
Tradì perché rimanere
fedele era diventato complicità.
“Quando la linea
diventa catena,
solo chi spezza è
onesto.”
Scrisse sul suo
diario,
che era una busta del
pane.
Incontrò la ZIA per
caso.
O forse la inventò.
Era un luogo che
appariva solo dopo il sabotaggio.
Una zona dove nessuno
aveva ruolo.
Dove l’identità era
troppo fragile per durare più di una pagina.
Dove ogni decisione
era già un fallimento preventivo.
“Non cercavo il
cambiamento.”
“Cercavo l’uscita.”
Un giorno scomparve.
Si dissolse in una
nuvola di aforismi irrisolti.
Qualcuno lo vide in
uno specchio.
Qualcun altro in un
algoritmo.
C’è chi dice sia
diventato una funzione che disattiva i microfoni delle riunioni Zoom.
Il Traditore Elegante
non guida, non lascia eredità, non firma le sue opere.
“Tradire è l’unico
atto di fedeltà verso il proprio vuoto.”
— da una scritta
murale cancellata a metà
Non cercatelo nei
manifesti.
Non cercatelo nei
cortei.
Cercatelo nel momento
esatto in cui sentite che ciò che fate non vi appartiene più.
In quel vuoto, c’è la
ZIA.
E c’è lui.
Il Traditore Elegante.
Capitolo 3
1.
Glossario per Uomini
Inutili
AUTORE
Colui che scompare
nella sua stessa calligrafia.
Non produce, non
difende, non firma.
È l’ombra del gesto.
MILITANTE
Soldato dell’ideale.
Si crede libero perché
marcia a sinistra.
Dormirà in piedi.
TRADITORE
Colui che si rifiuta
di essere coerente con l’abisso.
Non ha disertato il
gruppo: ha salvato il proprio volto.
Ha scelto il vuoto
come patria.
IDEOLOGIA
La coperta con cui ci
si scalda dentro il frigorifero del mondo.
Più è spessa, più si
gela.
L’inutile la strappa
per accendersi una sigaretta.
INUTILITÀ
Atto supremo di
autonomia.
Non servire, non
essere richiesto, non funzionare.
L’inutile non è
parassita: è anticorpo.
ZIA
Zona Irreale
d’Autonomia.
Non si fonda, non si
difende, non si localizza.
Si manifesta quando un
uomo inutile smette di spiegarsi.
LAVORO
Attività sacralizzata
da chi ha venduto la propria infanzia.
Chi lavora è ancora in
cerca di perdono.
L’inutile ha già
smesso di peccare.
COMPAGNO
Persona che pronuncia
il tuo nome come fosse un codice fiscale.
Se ti chiama fratello,
sta già pianificando la tua espulsione.
L’inutile lo guarda
negli occhi e tace.
DEBOLEZZA
Il solo modo di non
dominare.
L’inutile è debole
perché rifiuta la forza come stile.
Non vince, non perde,
si sottrae.
PARTITO
Forma transitoria del
fallimento collettivo.
Unione di uomini utili
che si danno un nome perché hanno perso il silenzio.
L’inutile non
partecipa.
Lascia.
PROGETTO
La forma moderna
dell’ossessione.
Chi ha un progetto è
già un manager.
L’inutile ha una sola
agenda:
non farsi più trovare.
RIVOLUZIONE
Serie di slide
emotive.
Chi ne parla troppo,
ha già preso i fondi.
L’inutile la boicotta
con un aforisma e una fuga.
UTILITÀ
Valore terminale.
Moneta per comprare
catene.
Chi è utile si crede
necessario.
Chi è inutile respira
meglio.
“Chi non serve è
finalmente salvo.”
— Frammento attribuito
al Traditore Elegante, letto su un manifesto bruciato a metà
Capitolo 4
Brigate Rozze e il Teatro del Sangue Virtuale
(dramma in loop, con
didascalie mutanti)
“Nessuno nasce.
Nessuno muore.
Solo aggiornamenti di
sistema.”
– voce anonima nella
Zona
I. Introduzione al Nulla
Le colline hanno
occhi, ma non vedono.
Sangue ovunque, ma
nessuno muore per davvero.
Ogni vittima è un’eco.
Ogni carnefice un
avatar armato di trauma.
Le Brigate Rozze non
sono cellule:
sono formati compressi
di disumanità.
Ex rivoluzionari in
full HD.
Ex marxisti, ora
meta-nazisti.
Uccidono in streaming.
La redenzione?
È pay-per-view.
II. La Gang Post-Ideologica
Sono artisti serial
killer.
Sono punk del potere.
Zombie in cravatta, ex
antagonisti con sponsor.
Fanno sacrifici umani,
ma non sono Aztechi:
sono influencer
dell’abisso,
figli della mafia
frankista,
benedetti dalla Chiesa
d’Immunità Democratica™.
“La Repubblica ci
protegge.”
“Il sangue è il nostro
benefit.”
– documenti interni, intercettazione
#ZIA-A1
III. Il Capo, la Mente, il Tumore
Finanziere.
Ex partigiano da
TikTok.
Volontario nelle ONG,
ma con mani che
trasformano in mostri tutto ciò che toccano.
“Ogni euro è un virus
morale.”
“Ogni progetto
solidale è un rituale di potere.”
– appunti trovati
nella sua agenda bruciata
Licantropia
finanziaria.
Corruzione come
ontologia.
Ha trasformato figli
di proletari in torturatori estetici.
E li ha premiati.
IV. Assemblea Popolare dell’Odio
Hanno votato.
Hanno alzato la mano.
Tutti.
Albano, Romina,
fascisti e antifascisti,
partite IVA e statali
nostalgici del PCI.
Uniti da cosa?
Dall’odio per
l’eccezione.
Dal terrore per
l’irriducibile.
Vogliono uccidere
l’ebreo spirituale,
l’icona vivente della
disobbedienza metafisica.
V. Il Teatro del Sacrificio
Ogni omicidio è un
rito.
Ogni tortura è un atto
di fede.
Non vendetta. Non
giustizia. Non follia.
Solo estetica del
dominio.
Il dolore come
linguaggio.
Il sangue come firma.
“Non ci muove il
trauma.
Ci muove il gusto.
La carne tagliata è
poesia.”
– manifesto delle
Brigate Rozze, formato .pdf diffuso nel darkweb ministeriale
VI. Nichilismo Reattivo
Dopo la morte di Dio,
è morta anche
l’alternativa.
Il nichilismo non è
più disperazione:
è sistema operativo.
Le Brigate Rozze lo
adorano.
Lo incarnano.
Si credono leggende.
Lo sono davvero.
“Uccidiamo per non
dover più pensare.”
“La funzione è tutto.
Il nome è superfluo.”
– dichiarazioni in
aula cancellate per motivi di decoro
VII. Il Morto che Cammina
Io li ho visti.
Ho perso tutto.
Figli, sorelle, amici.
Mi hanno lasciato un
solo ruolo:
testimone inutile.
Sono un uomo che non
serve più.
Sono morto senza
morire.
Cammino tra le zone.
Parlo solo in cut-up.
E vi guardo.
Vi sento.
E quando alzerete la
mano per uccidermi,
vi guarderò in faccia
e sussurrerò:
“Anche tu
sei un Brigante
Rozzo.”
Nessun commento:
Posta un commento