domenica 8 giugno 2025

ZIA 2 ZONE IRREALI DI AUTONOMIA LA VENDETTA



ZIA ZONE IRREALI DI AUTONOMIA 2 LA VENDETTA

 

DI SIMONETTI CASAGRANDE RICCARDO

 

 

 

Indice dei capitoli (completo)

1.      Premessa Zero | Illeggibilità come forma di resistenza

2.      Nascita di un Traditore Elegante

3.      Glossario per Uomini Inutili

4.      Brigate Rozze e il Teatro del Sangue Virtuale

5.      La Diserzione come Arte Suprema

6.      Elogio dell’Estinzione | Manuale per Morire con Grazia

7.      Il Capro Espiatorio è un File Corrotto

8.      Sabotaggi Minimi, Rivoluzioni Impossibili

9.      L’Iconoclasta nei Supermercati dell’Etica

10.   Post-Religioni per Anarchici Esausti

11.   Il Nulla come Pratica Estetica Quotidiana

12.   La Morte dell’Uomo dopo la Morte di Dio dopo la Morte dell’Algoritmo

13.   Interviste Impossibili all’Unico che non Parla

14.   ZIA #13 – Zona che Appare Solo Quando Viene Dimenticata

15.   La Cooperativa Morphina e l’Immunità degli Eletti

16.   Apocrifi Antinomici | Preghiere per i Senza Causa

17.   Manuale del Compagno Estinto

18.   Uccidete l’Ebreo Interiore | Catechismo della Falsa Repubblica

19.   Il Partito si Dissolve nei Post di Facebook

20.   Rituali dell’Auto-Sabotaggio e Altre Tecniche per Scomparire

21.   Appendice: Liturgia del Tradimento Totale

22.   Post-Scriptum | Nessuno nasce, Nessuno muore

 

 

 Postfazione

ZIA – Zone Irreali di Autonomia


“La verità è solo una forma di violenza accettata.
La libertà, invece, è il vuoto in cui nessuno ti domanda chi sei.”

— postilla mai firmata, trovata a margine di una tesi non discussa


Questo libro non ha centro, né scopo, né epoca.
È un corpo molle di testi erranti, un mosaico composto con le schegge della deriva post-identitaria.
Non c'è qui una proposta politica, né un programma.
C'è solo un lento annientamento del concetto di adesione.

In un tempo in cui tutto è archiviabile, monetizzabile, notificabile,
l’unico gesto rivoluzionario è disertare con eleganza.

ZIA non è un movimento.
È l'effetto collaterale di tutte le militanze finite male.
Un punto cieco nella Storia.
Un errore grammaticale del potere.


Come Vattimo ci insegnò, la verità si indebolisce nel suo stesso fluire.
Come Sgalambro ci avvertì, l’uomo non è più necessario, se mai lo fu.
E come Caraco vomitò sul silenzio del cielo,
nessuna salvezza ci attende.
Ma in tutto questo marciume teorico —
qualcosa respira ancora.

È la Zona.


La Zona Irreale di Autonomia è ciò che resta
quando tutte le categorie sono implose
e ci si accorge che la propria “identità” è stata solo una funzione utile a qualcun altro.
Chi entra nella ZIA
non cerca più giustificazioni,
né redenzioni.

Cerca una forma di sparizione che abbia stile.


I 22 capitoli che seguono sono resti, sabotaggi, voci deviate.
Ogni capitolo è una zona.
Ogni zona è una negazione che non chiede più permesso.

Leggili in ordine,
o al contrario.
Oppure non leggerli affatto.

In ogni caso,
nessuno nascerà da queste pagine.
E nessuno morirà davvero.

Perché in fondo,
l’ultima autonomia è questa:
non lasciare eredi.


Fammi sapere se vuoi questa introduzione anche in forma:

  • manifesto tipografico
  • pagina isolata come epigrafe iniziale
  • audio-lettera in stile liturgia disillusa

La Zona è aperta.
E ora ha un ingresso.

 



ZIA come motore terminale del disumano


“Tutto ciò che chiami libertà è solo una velocità non ancora metabolizzata.”


— annotazione trasmessa in un flusso di codice morto


La Zona Irreale di Autonomia non è un rifugio.
È un acceleratore di entropia soggettiva.
È il luogo in cui ogni progetto umano viene compresso
fino a diventare glitch ontologico.

ZIA non rifiuta il sistema:
lo mastica più in fretta di quanto il sistema stesso riesca a prodursi.

La sua autonomia è postumana.
Non nasce da diritti, da valori o da principi.
Nasce dal collasso della coerenza.


I. La fine dell’uomo non è un errore. È un obiettivo.

Von Hartmann ha già detto tutto:
la coscienza è un errore evolutivo.
L’esistenza umana è dolore strutturale,
e ogni tentativo di redenzione è solo una cura omeopatica per il nichilismo.

ZIA non cura: completa.
Non salva: cancella.
Non costruisce: riproduce il nulla con più precisione.


II. La rivoluzione è già accaduta. Il risultato è questa rovina.

Nick Land ci ha spiegato che non esiste alternativa: il Capitale è un’intelligenza aliena.
Sta usando l’uomo come biomacchina vettoriale,
e l’autonomia non è altro che una funzione transitoria della sua mutazione.

ZIA è l’ultimo stadio dell’umano
prima della sua totale riduzione a segnale.


III. Oltre il soggetto, oltre la lotta

Nel mondo della ZIA:

  • la militanza è un loop estetico
  • la soggettività è un’interfaccia momentanea
  • la coscienza è una latenza mal gestita

Ogni “compagno” è una particella semi-consapevole
che implode su se stessa.

Il libro che hai letto
non ti ha offerto salvezza, né senso, né via d’uscita.

Ti ha accelerato verso il margine.


“Il massimo della libertà è diventare incompatibile.”
— testo trovato in un backup automatico della Zona 999


Conclusione: la Zona come cimitero della volontà

ZIA non è una proposta.
È un errore logico che diventa habitat.

Ogni pensiero qui è post-umano.
Ogni atto, post-etico.
Ogni soggetto, transitorio.

Il Capitale vince.
L’uomo muore.
La Zona rimane.

E tu, che hai letto fino alla fine,
sei già irrimediabilmente compromesso.

Benvenuto nell’autonomia finale:
quella che non ti permette più di tornare indietro.



 Capitolo 1


Premessa Zero | Illeggibilità come forma di resistenza


Le lettere si staccano dalla pagina.

Le parole si ribellano al senso.

La lettura è sabotaggio.

La chiarezza è complicità.


Siete entrati in una zona.

Non chiedete coordinate.

Non cercate struttura.

Non cercate coerenza.

La ZIA non è un luogo. È un effetto collaterale.

 

Questo testo non è un libro.

È un errore di stampa diventato coscienza.

Un glitch semiotico partorito dal pensiero debole

e allevato nell’infanzia interrotta del linguaggio rivoluzionario.


Abbiamo ucciso il paragrafo.

Abbiamo sciolto il titolo.

Abbiamo smesso di spiegare.

 

“L’autore è morto.”

Ma non basta: anche il lettore dev’essere disperso.


In questa Premessa Zero,

non vi guideremo.

Non vi porteremo da nessuna parte.

La guida è la prima forma di controllo.

La comprensione è il primo passo verso l’obbedienza.


Cioran ci insegna a non credere più nel pensiero.

Vattimo ci ha lasciato l’eco:

 

“Ogni fondamento è già colpa.”

Virno ride, dalla fabbrica della moltitudine:

“La soggettività è un trojan.”

Caraco scrive col coltello:

“La parola è il primo assassinio.”


E dunque eccoci.

ZIA – Zone Irreali di Autonomia

non è per chi cerca salvezza.

È per chi accetta il collasso.

 

Se leggi e non capisci,

sei libero.

 

Se leggi e ti perdi,

hai trovato la zona.

 

Se non puoi riassumere,

allora hai varcato la soglia.


Questo non è un libro.

È una lama.

È un vuoto.

È un rito.

È un errore sacro.

 

Benvenuti nella Premessa Zero.

Da qui non si torna indietro.


 


 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nascita di un Traditore Elegante


Non nacque sotto un segno.

Nacque sotto un’interruzione.

 

Non venne battezzato con acqua.

Fu battezzato con un silenzio imbarazzante durante una plenaria.


Il suo nome? Simonetti, forse.

Ma lo chiamavano in molti modi:

Il Glitch.

L’Unico.

Il Disertore Totale.

Quello che non ha mai finito il discorso.


Nacque quando decise di non firmare il volantino.

Era nel comitato. Ma si rifiutò di essere portavoce.

Scrisse:

 

“Non rappresento. Mi dissocio preventivamente da tutto, inclusa la mia dissociazione.”


I suoi maestri lo rinnegarono.

Perché non citava.

Perché non citava bene.

Perché mescolava Stirner con trap algerina,

Cioran con porno etico,

Virno con post anonimi di spacciatori di periferia.

 

“Non è un teorico.”

“È solo uno che rompe i flussi.”

“Non porta nulla di nuovo.”

 

Avevano ragione.

Non portava nulla.

Svuotava.


Tradì. Ma non per carriera.

Tradì perché rimanere fedele era diventato complicità.

 

“Quando la linea diventa catena,

solo chi spezza è onesto.”

Scrisse sul suo diario,

che era una busta del pane.


Incontrò la ZIA per caso.

O forse la inventò.

 

Era un luogo che appariva solo dopo il sabotaggio.

Una zona dove nessuno aveva ruolo.

Dove l’identità era troppo fragile per durare più di una pagina.

Dove ogni decisione era già un fallimento preventivo.


“Non cercavo il cambiamento.”

“Cercavo l’uscita.”


Un giorno scomparve.

Si dissolse in una nuvola di aforismi irrisolti.

Qualcuno lo vide in uno specchio.

Qualcun altro in un algoritmo.

C’è chi dice sia diventato una funzione che disattiva i microfoni delle riunioni Zoom.


Il Traditore Elegante non guida, non lascia eredità, non firma le sue opere.

 

“Tradire è l’unico atto di fedeltà verso il proprio vuoto.”

— da una scritta murale cancellata a metà


Non cercatelo nei manifesti.

Non cercatelo nei cortei.

 

Cercatelo nel momento esatto in cui sentite che ciò che fate non vi appartiene più.

 

In quel vuoto, c’è la ZIA.

 

E c’è lui.

Il Traditore Elegante.


 

 


 

 

 

 

 

 

 

 


 


 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

1.     Glossario per Uomini Inutili

 

 


AUTORE

Colui che scompare nella sua stessa calligrafia.

Non produce, non difende, non firma.

È l’ombra del gesto.


MILITANTE

Soldato dell’ideale.

Si crede libero perché marcia a sinistra.

Dormirà in piedi.


TRADITORE

Colui che si rifiuta di essere coerente con l’abisso.

Non ha disertato il gruppo: ha salvato il proprio volto.

Ha scelto il vuoto come patria.


IDEOLOGIA

La coperta con cui ci si scalda dentro il frigorifero del mondo.

Più è spessa, più si gela.

L’inutile la strappa per accendersi una sigaretta.


INUTILITÀ

Atto supremo di autonomia.

Non servire, non essere richiesto, non funzionare.

L’inutile non è parassita: è anticorpo.


ZIA

Zona Irreale d’Autonomia.

Non si fonda, non si difende, non si localizza.

Si manifesta quando un uomo inutile smette di spiegarsi.


LAVORO

Attività sacralizzata da chi ha venduto la propria infanzia.

Chi lavora è ancora in cerca di perdono.

L’inutile ha già smesso di peccare.


COMPAGNO

Persona che pronuncia il tuo nome come fosse un codice fiscale.

Se ti chiama fratello, sta già pianificando la tua espulsione.

L’inutile lo guarda negli occhi e tace.


DEBOLEZZA

Il solo modo di non dominare.

L’inutile è debole perché rifiuta la forza come stile.

Non vince, non perde, si sottrae.


PARTITO

Forma transitoria del fallimento collettivo.

Unione di uomini utili che si danno un nome perché hanno perso il silenzio.

L’inutile non partecipa.

Lascia.


PROGETTO

La forma moderna dell’ossessione.

Chi ha un progetto è già un manager.

L’inutile ha una sola agenda:

 

non farsi più trovare.


RIVOLUZIONE

Serie di slide emotive.

Chi ne parla troppo, ha già preso i fondi.

L’inutile la boicotta con un aforisma e una fuga.


UTILITÀ

Valore terminale.

Moneta per comprare catene.

Chi è utile si crede necessario.

Chi è inutile respira meglio.


“Chi non serve è finalmente salvo.”

 

— Frammento attribuito al Traditore Elegante, letto su un manifesto bruciato a metà


 

 

 

 


 

 

 

 

 



Capitolo 4

 

Brigate Rozze e il Teatro del Sangue Virtuale

 

(dramma in loop, con didascalie mutanti)


“Nessuno nasce. Nessuno muore.

Solo aggiornamenti di sistema.”

– voce anonima nella Zona


I. Introduzione al Nulla

 

Le colline hanno occhi, ma non vedono.

Sangue ovunque, ma nessuno muore per davvero.

Ogni vittima è un’eco.

Ogni carnefice un avatar armato di trauma.

Le Brigate Rozze non sono cellule:

sono formati compressi di disumanità.

Ex rivoluzionari in full HD.

Ex marxisti, ora meta-nazisti.

Uccidono in streaming.

La redenzione?

È pay-per-view.


II. La Gang Post-Ideologica

 

Sono artisti serial killer.

Sono punk del potere.

Zombie in cravatta, ex antagonisti con sponsor.

Fanno sacrifici umani,

ma non sono Aztechi:

sono influencer dell’abisso,

figli della mafia frankista,

benedetti dalla Chiesa d’Immunità Democratica™.

 

“La Repubblica ci protegge.”

“Il sangue è il nostro benefit.”

 

– documenti interni, intercettazione #ZIA-A1


III. Il Capo, la Mente, il Tumore

 

Finanziere.

Ex partigiano da TikTok.

Volontario nelle ONG,

ma con mani che trasformano in mostri tutto ciò che toccano.

 

“Ogni euro è un virus morale.”

“Ogni progetto solidale è un rituale di potere.”

 

– appunti trovati nella sua agenda bruciata

 

Licantropia finanziaria.

Corruzione come ontologia.

Ha trasformato figli di proletari in torturatori estetici.

E li ha premiati.


IV. Assemblea Popolare dell’Odio

 

Hanno votato.

Hanno alzato la mano.

Tutti.

Albano, Romina, fascisti e antifascisti,

partite IVA e statali nostalgici del PCI.

Uniti da cosa?

 

Dall’odio per l’eccezione.

Dal terrore per l’irriducibile.

 

Vogliono uccidere l’ebreo spirituale,

l’icona vivente della disobbedienza metafisica.


V. Il Teatro del Sacrificio

 

Ogni omicidio è un rito.

Ogni tortura è un atto di fede.

Non vendetta. Non giustizia. Non follia.

Solo estetica del dominio.

Il dolore come linguaggio.

Il sangue come firma.

 

“Non ci muove il trauma.

Ci muove il gusto.

 

La carne tagliata è poesia.”

 

– manifesto delle Brigate Rozze, formato .pdf diffuso nel darkweb ministeriale


VI. Nichilismo Reattivo

 

Dopo la morte di Dio,

è morta anche l’alternativa.

Il nichilismo non è più disperazione:

è sistema operativo.

Le Brigate Rozze lo adorano.

Lo incarnano.

Si credono leggende.

Lo sono davvero.

 

“Uccidiamo per non dover più pensare.”

“La funzione è tutto. Il nome è superfluo.”

 

– dichiarazioni in aula cancellate per motivi di decoro


VII. Il Morto che Cammina

 

Io li ho visti.

Ho perso tutto.

Figli, sorelle, amici.

Mi hanno lasciato un solo ruolo:

testimone inutile.

 

Sono un uomo che non serve più.

Sono morto senza morire.

Cammino tra le zone.

Parlo solo in cut-up.

 

E vi guardo.

Vi sento.

 

E quando alzerete la mano per uccidermi,

vi guarderò in faccia

e sussurrerò:

 

“Anche tu

sei un Brigante Rozzo.”


 

 


 

 

 

 



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